
Proponiamo in più puntate i testi e i materiali della mostra su don Giovanni Gatti realizzata dall’Archivio Comunale Memoria Locale di Mandello del Lario in collaborazione con la parrocchia San Rocco di Caspoggio e la parrocchia Sacro Cuore di Mandello.
L’ aggressione fascista
Nel 1921 un cittadino di Caspoggio aveva lanciato pesanti accuse contro don Gatti, rivelatesi poi infondate.
Il 9 ottobre 1922 il parroco è aggredito da tre fascisti, armati di pistola, e viene costretto a ingoiare dell’olio di ricino.
Nel 1923 viene incarcerato ingiustamente per due mesi a Sondrio, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Clero e associazioni esprimono indignazione e solidarietà. Liberato dopo diciotto giorni, ha l’obbligo di abbandonare la provincia di Sondrio e torna cosi al suo paese natale, Mandello del Lario.
La solidarietà a Don Gatti
La Giunta Diocesana, da Como, invia direttamente sul posto il Sac. Don Battista Catelli coll’incarico di compiere una diligente inchiesta.
L’Unione Reduci telegrafa al Sindaco di Caspoggio: “Comitato Provinciale Comasco Unione Nazionale reduci guerra protesta contro continue violenze carico valoroso Cappellano Gatti”.
Clero e Associazioni Cattoliche della Valle Malenco si dichiarano “pienamente solidali con D. Gatti, augurano trionfo giustizia”.
Gli on. Baranzini ed Jacini trasmettono alla Presidenza del Comitato Provinciale dei P.P.I. il seguente telegramma: “Indignati bruttissimo incidente Caspoggio poniamoci a tua intera disposizione pregandoti esprimere popolazione nostra commossa solidarietà”.
Dopo il suo allontanamento da Caspoggio, il vescovo ordinario locale, durante un’omelia, tenuta proprio in quel paese, si rivolge ai fedeli con le seguenti parole:
Vi incito a proseguire sulla via tracciata dal vostro parroco. Invochiamo il perdono per quei pochi che osarono alzare la mano sulla persona sacra del vostro parroco.
Approfondimenti: Le ingiuste accuse e l’aggressione fascista
Il 30 giugno 1923, dopo una riunione del Fascio, due fascisti, il maestro Faldrini insegnante a Chiesa ed il maestro Angiolillo insegnante a Lanzada e segretario comunale a Caspoggio, denunciano di essere stati oggetto di alcuni colpi d’arma da fuoco sparati poco fuori il paese fra le ore 22 e 23 ed incolpano di ciò gli amici del parroco.
La polizia dà credito alla versione che si tratti di una imboscata dei popolari contro i fascisti. La questura dispone una perquisizione nelle abitazioni di Caspoggio per trovare eventuali armi e munizioni. L’operazione è eseguita anche con il contributo di circa 30 elementi della Milizia Nazionale.
Il 2 luglio, alle due del mattino, la casa parrocchiale è accerchiata da una folla di camicie nere armate. Don Gatti richiama l’attenzione del paese sparando in aria un colpo di rivoltella con una pistola di cui aveva regolare autorizzazione; lo sparo parte da un balcone posto sul retro della canonica. Alcune scariche di fucileria sparate dai fascisti colpiscono gravemente un giovane affacciatosi ad un balcone. I fascisti entrano in casa parrocchiale e la perquisiscono contemporaneamente ad altre abitazioni del paese.
Durante le perquisizioni viene rinvenuto solamente un vecchio fucile fuori uso oltre alla rivoltella di don Gatti. Quest’ultimo viene tuttavia ripetutamente insultato e percosso ed infine arrestato con l’accusa di resistenza alla forza pubblica.
Rimane in stato di arresto nelle carceri di Sondrio per 18 giorni. Non essendo emerso nulla a suo carico in istruttoria, viene rilasciato a condizione che abbandoni la provincia di Sondrio. Nel 1928 un’amnistia impedisce che sia fatta chiarezza sulle tristi vicende del 1923 riguardanti don Gatti, il quale perde così la possibilità di dimostrare davanti al tribunale la falsità delle accuse a lui rivolte.
Dai giornali dell’epoca le versioni dei fatti
La versione dei fatti da “LA VALTELLINA” del 4 luglio 1923
I GRAVISSIMI FATTI di Caspoggio
Sabato sera i fascisti signori Faldrini e Angiolillo rispettivamente insegnanti a Chiesa e Lanzada, mentre scendevano da Caspoggio ove avevano tenuta una riunione del Fascio, raggiunsero i carabinieri di pattuglia e con essi proseguirono la strada. Non avevano fatto pochi passi che il gruppo venne fatto segno da vari colpi di fucile sparati dalla macchia sovrastante la strada. Fascisti e carabinieri senz’altro risposero e si misero a inseguire senza risultato gli aggressori.
In seguito a questo fatto, che poteva avere le più serie conseguenze, la Questura locale nella notte di domenica e lunedì dispose una perquisizione generale negli abitati di Caspoggio per sequestrare armi e munizioni. L’operazione venne eseguita col rafforzamento di circa 30 elementi della Milizia N., agenti investigativi e carabinieri guidati dal Vice Commissario sig. Panoli.
Giunti di sorpresa a Caspoggio le forze vennero suddivise in due gruppi e le perquisizioni furono operate in tutte le case dei pipisti (n.d.r. del Partito Popolare) più sospetti, i quali sorpresi dalla visita si diedero a far fuoco dalle case. S’iniziò quindi in vari punti una intensa fucileria e purtroppo venne sparso del sangue essendo rimasto gravemente ferito sotto l’ascella ed all’apice del polmone destro, certo Negrini Emilio di Giovanni, d’anni 26.
Ma la cosa più grave accadde alla casa del parroco Don Gatti, assai noto come popolare fanatico ed intransigente. Questi aveva in casa altri suoi fidi armati e appena accortosi della presenza dei militi si mise a sparare all’impazzata dalla finestra, suscitando indignazione fra le autorità ed i militi presenti, che controbatterono energicamente. Penetrati nella parrocchia il prete Gatti fu protetto e difeso dagli stessi fascisti, altrimenti ne avrebbe riportato una severa lezione.
Fu davvero merito del sangue freddo dei capi e dei gregari se il conflitto non ebbe conseguenze più gravi, perché i popolari a Caspoggio dopo il fatto di sabato, in previsione di rappresaglie fasciste, avevano tutto predisposto e organizzato per resistere e reagire, tanto è vero che fu perfino sorpreso il campanaro mentre accorreva al campanile per suonare a stormo. Conseguenza di tutto questo fu l’arresto di Don Gatti, indiziato come principale responsabile ed eccitatore dell’odiosa lotta dei popolari contro i fascisti e quello di certo Nobili Ugo, trovato in possesso di armi, ed il grave ferimento del Negrini.
Il nostro commento è breve. Non intendiamo speculare. Quello che doveva accadere è accaduto, inevitabilmente. Con quale prestigio per la Chiesa e la religione ognuno può comprendere. Ciò dimostra come avevamo visto giusto noi quando reiteratamente ci meravigliavamo dell’assenteismo della superiore Autorità religiosa di Como nei rapporti del contegno del sacerdote Gatti, il quale, trasgredendo i suoi uffici di Pastore cristiano, andava da tempo seminando odio anziché amore ed ha potuto domenica scorsa credere di instaurare le leggi di Cristo a colpi di rivoltella invece di predicare pace e perdono. I fatti odierni valgono più di una polemica. E la veste del sacerdote esce così lacerata e vilipesa … come doveva fatalmente essere, dando ragione all’ “Aurora del SS. Sacramento” che aveva tratteggiato in modo egregio la figura del Parroco ideale a dispetto delle irrisioni del “Corriere della Valtellina”.
La versione dei fatti da “Corriere Della valtellina” del 5 luglio 1923
I GRAVISSIMI FATTI di Caspoggio – IL PAESE INVASO DI NOTTE – IL PARROCO DON GATTI ARRESTATO – IL TERRORE NEL PAESE
I precedenti immediati
La notte dal 30 giugno al 1° luglio tra le 22 e le 23, mentre il paese era nella più completa tranquillità del sonno malgrado avesse notato lo scorazzare di alcuni fascisti durante la serata, furono esplosi alcuni colpi di rivoltella. Immediatamente comparve a Caspoggio il Brigadiere di Chiesa che entrato in casa di tal Bracelli Luigi chiedeva informazioni sulle fucilate che erano state sentite. Del fatto il Brigadiere ha dato la versione che si trattasse di un’ imboscata dei popolari contro i fascisti.
Noi siam sicuri che nessuno dei nostri s’è sognato di molestare i fascisti. Noi vedremo come l’ autorità dei RR.CC. saprà sostenere la sua versione. Bastò questa versione perché il R. Prefetto ordinasse una perquisizione a Caspoggio. E la perquisizione fu affidata alla Pubblica Sicurezza fiancheggiata da fascisti e fu eseguita di notte.
Fu convocata a Sondrio una squadra di fascisti per l’una dopo mezzanotte tra la domenica ed il lunedì: fu caricata sopra tre automobili, salì anche il Commissario di P.S. Pannoli e la spedizione partì a tutta velocità per Caspoggio. Al Castello le automobili si fermarono: i fascisti ne discesero e continuarono in silenzio verso il paese.
A Caspoggio
Alle due la casa del Parroco era circondata da fascisti. Don Giovanni Gatti, che da mesi dorme come le lepri con gli occhi aperti, sentì il brusio degli assedianti: si alzò, andò a destare il maestro Longa ed il maestro Nobili che dormivano in casa sua perché da un pezzo e cioè da quando il maestro Nobili ha presentato querela per minacce ed insulti contro alcuni individui, come risulterà a suo tempo, essi non si fidavano più a dormire in casa propria.
Poi Don Gatti, che sa per esperienza che cosa voglia dire un assalto fascista e che ha ogni motivo di temere per sè e per i suoi ospiti da una invasione notturna, pensa ad invocare soccorso. E da un ballatoio della casa al 2° piano, dalla parte opposta a quella da cui gli son venuti i rumori, spara in aria un colpo di rivoltella. Gli risponde immediatamente un colpo di moschetto.
Atterriti discendono tutti e tre, chiedono dall’interno chi siano gli assedianti. Quando si sentono rispondere che è la forza pubblica, la porta è aperta ed una turba di fascisti entra tumultuariamente insieme al Commissario Pannoli ed al Brigadiere di Chiesa.
Non erano ancora le tre del mattino. Don Gatti ed i suoi amici furono perquisiti ed una minuta perquisizione fu fatta in tutta la casa: non fu trovata che la rivoltella di Don Gatti, regolarmente denunciata, e la rivoltella di Nobili. Nobili fu condotto via e fatto salire in un camion. E contro Don Gatti incominciò un fuoco di fila di accuse, di ingiurie accompagnate anche da schiaffi e da sputi. Fortunatamente ci furono nella folla dei fascisti equilibrati ed onesti che si opposero alle esigenze di altri forsennati, se no doveva succedere qualche cosa di tragico.
Un ferito gravissimo
Alla detonazione della rivoltella di Don Gatti ed a quelle dei fucili che la seguirono, uno dei pochi uomini che fossero in paese (gli altri sono sui maggenghi al taglio del fieno) si alzò, destò il figliuolo, da una apertura della casa gridò al soccorso. Al suo grido tenne dietro un colpo di moschetto: ed egli era rovesciato indietro da una palla, che, entrata tra le prime costole, feriva l’apice del polmone e fratturava la spalla.
In altre case intanto – in una quindicina – venivano effettuate perquisizioni che in quell’ora e con quell’apparato erano altrettanto scene di terrore, aggravate dagli atti di violenza da cui erano accompagnate. Le minute perquisizioni, non dettero che il risultato di un fucile fuori d’uso – di quelli che si caricano a bacchetta – trovato in casa di Bracelli Luigi e che egli non aveva denunziato appunto perché fuori d’uso, mentre aveva denunziato regolarmente il suo fucile da caccia. Il Bracelli fu arrestato e fatto salire sul camion dove fu replicatamente percosso col calcio di un fucile.
Il maestro Longa, che era rimasto in Casa Parrocchiale insieme a Don Gatti, alle 7 riceve l’ordine di discendere a Chiesa per la Scuola. Era anche troppo che mancassero i maestri Faldrini e Presazzi occupati nella occupazione e nella perquisizione di Caspoggio. Ma sulla strada, il Longa, insospettitosi di un’imboscata che gli si vuol tendere, vuol ritornar sui suoi passi per invocar assistenza della P.S. ed allora è assalito – inerme – dal fascista che lo accompagna, tempestato di pugni e ferito d’arma da taglio.
L’arresto di Don Gatti
Verso le ore otto si concede a Don Gatti che abbia a celebrare la S. Messa e che abbia poi a visitare in una frazione una povera inferma presso la quale è chiamato d’urgenza. Di ritorno egli trova un delegato di P.S. che ha ordine di trarlo in arresto.
Egli sale sull’automobile e, accompagnato da una camicia nera e da un Brigadiere, discende a Sondrio dove giunge verso le undici e mezza ed è condotto direttamente in carcere. Sul posto rimasero i fascisti ed i Carabinieri che occupano il paese. La popolazione è costernata.
Questo il racconto genuino dei principali episodi del fatto angoscioso. Smentiamo nel modo più assoluto ed energico che il sabato sera gli amici di Don Gatti abbiano tentato un’imboscata contro i fascisti. Se noi vogliam credere a mille piccoli indizi che ci furono dati, l’imboscata non è che un trucco abilmente ordito da qualcuno di lassù per creare il pretesto per una rappresaglia, per qualcosa di grosso. Ci fu un individuo che prima di sabato sera si lasciò ingenuamente sfuggir di bocca che fra due o tre giorni Don Gatti avrebbe lasciato Caspoggio in camion.
E poi tutto lo svolgimento dei fatti conduce a questa conclusione. Il Sabato sera avverrebbe un’imboscata dei Caspoggesi contro i fascisti. Essi dovevano aspettarsi una reazione fascista. E dovevano aspettarsela Domenica sera. C’erano troppi andirivieni, troppo movimento dei fascisti del luogo Domenica sera a Caspoggio perché gente in sospetto non avesse a temere per quella notte qualcosa di straordinario.
Invece gli uomini di Caspoggio salgono ai maggenghij: i pochi che rimangono vanno a dormire tranquillamente. Don Gatti, il “principale responsabile ed eccitatore dell’odiosa lotta dei popolari contro i fascisti”, invece di invocar aiuto da quegli uomini fidi e coraggiosi che l’avrebbero difeso a prezzo del loro sangue, compie un’opera di ospitalità ospitando due perseguitati. E la spedizione incaricata di perquisire giunge “di sorpresa”. “Sorpresi dalla visita” gli amici di Don Gatti si sarebbero dati a far fuoco dalle case. Ebbene fu fatta la perquisizione e fu trovato un sol fucile fuori uso.
Questo miserevole risultato è la condanna più atroce della spedizione e di chi l’ha voluta ed ordinata! La montatura non poteva “essere provata più limpidamente”. Noi non neghiamo che l’Autorità abbia il diritto di ordinare una perquisizione in un paese anche senza imboscate. Ma perché di notte? perché armare giovinetti minorenni senza calma e senza prudenza e metterli in una perquisizione notturna davanti all’imprevisto, davanti ad una popolazione da cui non si poteva aspettare la pazienza senza limiti che essi hanno dimostrato? Se a Caspoggio fossero stati mandati di giorno due soli Carabinieri a compiere le loro diligenti perquisizioni in tutte le case nulla sarebbe successo, né un ferito, né un arresto: nessun tumulto, nessun disordine.
La responsabilità di chi ha dato simili ordini è ben grave! Un particolare. “la valtellina” afferma che Don Gatti “sorpreso dalla visita” anche lui sparò all’impazzata dalla finestra. Ebbene i fascisti hanno avuto in mano la sua rivoltella ed hanno constatato che mancava una sola cartuccia!