Il nostro collaboratore dott. Tudor Petcu ci invia altri proverbi giapponesi da lui tradotti in italiano. Mette a disposizione anche l’originale in giapponese.
Il Giappone è particolarmente famoso e apprezzato in tutto il mondo non solo per l’alto livello di civiltà dei suoi abitanti, ma anche per la sua antica tradizione culturale e filosofica, nonché per i suoi proverbi.
La filosofia giapponese nasce da una fusione tra il pensiero tradizionale Shinto, il Buddhismo, il Confucianesimo e altre religioni dell’Asia, ma non solo. I proverbi giapponesi ne riassumono in parte il pensiero e la saggezza.
Ecco quindi alcuni proverbi giapponesi che aiutano a guardare la vita in modo diverso attraverso tematiche come l’amicizia, il tempo, i viaggi e la morte.
Il nostro collaboratore dott. Tudor Petcu ci invia alcuni proverbi giapponesi da lui tradotti in italiano. Mette a disposizione anche la traduzione inglese e l’originale in giapponese.
Il Giappone è particolarmente famoso e apprezzato in tutto il mondo non solo per l’alto livello di civiltà dei suoi abitanti, ma anche per la sua antica tradizione culturale e filosofica, nonché per i suoi proverbi.
La filosofia giapponese nasce da una fusione tra il pensiero tradizionale Shinto, il Buddhismo, il Confucianesimo e altre religioni dell’Asia, ma non solo. I proverbi giapponesi ne riassumono in parte il pensiero e la saggezza.
Ecco quindi alcuni proverbi giapponesi che aiutano a guardare la vita in modo diverso attraverso tematiche come l’amicizia, il tempo, i viaggi e la morte.
La cultura rumena, spesso segnata durante la sua evoluzione dalle fiamme mistificanti della fede nel Misterioso Invisibile, abbondava dell’amore emblematico per l’ambiente rurale che incorniciava in un orizzonte speciale che merita un’attenzione particolare. Niente che rappresenti l’universo delle creazioni artistiche, letterarie e filosofiche nello spazio rumeno sembra essere più presente del villaggio percepito, senza esagerare, come una magia della nostra matrice identitaria. Dove e perché questo culto per il villaggio rumeno potrebbe non essere una domanda da porsi, poiché un amore non deve necessariamente avere delle basi, essendo basato semplicemente sull’estasi dell’abbandono. E se ricordava ancora le creazioni culturali romene, un tale abbandono si è manifestato con forza, facendoci comprendere in qualche modo il significato di semplicità proprio dell’ambiente rurale come paradossale ricchezza di vita.
Una nuova intervista a cura del dott. Tudor Petcu. Padre Arne Giewald ci parlerà dell’Ortodossia in Germania. Padre Arne Giewald è nato nel 1974 a Schleswig, nel nord della Germania, in una famiglia luterana. All’inizio era orientato verso i circoli ecclesiastici e le comunità della Chiesa evangelica in Germania. Dal 2003 al 2006 si è formato come predicatore nella Chiesa evangelica (predicatore laico) e dal 2006 al 2008 studia presso l’Istituto San Denis di Parigi. Nel corso di questi studi si è convertito all’Ortodossia e nel 2009 è stato ordinato da Mons. Germano, arcivescovo della Chiesa ortodossa di Francia. Padre Arne Giewald è subordinato alla Chiesa ortodossa di Francia e costruisce due comunità di missione a Kiel e Flensburg nel nord della Germania.
Ci pare bello e significativo e invitiamo perciò a vederlo, “La Barba di Aronne”, un ciclo di brevi video dove Fra Simone fa scoprire ai cristiani l’ebraismo.
La Barba di Aronne è il nuovo progetto che vuole fare piccoli passi all’interno del mondo ebraico; un mondo ricco di cultura e di tradizioni, visto dall’esterno: con gli occhi di un cristiano.
Le ribellioni degli ebrei contro Roma, a cavallo tra il primo ed il secondo secolo dc, rappresentano una pagina fondamentale della storia dell’ebraismo. Ma cosa c’entrano delle guerre di 2000 anni fa con le nostre radici cristiane? Nel nuovo video vedremo come le conseguenze di queste guerre costringeranno l’ebraismo ad una veloce trasformazione, a ragionare sulla propria esistenza e sopravvivenza; e daranno vita ad una nuova espressione della fede che si confronterà con il nascente cristianesimo. Dalla riorganizzazione dopo la distruzione del Tempio e le diaspore nascerà il giudaismo rabbinico, prenderà forma e vita il Talmud, nasceranno i primi grandi scontri con la Chiesa.
Ci pare bello e significativo e invitiamo perciò a vederlo, “La Barba di Aronne”, un ciclo di brevi video dove Fra Simone fa scoprire ai cristiani l’ebraismo.
La Barba di Aronne è il nuovo progetto che vuole fare piccoli passi all’interno del mondo ebraico; un mondo ricco di cultura e di tradizioni, visto dall’esterno: con gli occhi di un cristiano.
Il nuovo video è dedicato ad un personaggio fondamentale per la storia di Israele e per la nostra storia evangelica: il re Erode, il regnante sulla Giudea all’epoca della nascita di Gesù. Genio militare, esteta con manie di grandezza, passerà la sua vita in bilico tra Roma e popolo ebraico, di cui non faceva parte essendo idumeo. Questa precarietà lo porterà a guardare con sospetto e paura qualsiasi evento che potesse mettere in pericolo il suo trono; un personalità psicotica che lo porterà ad uccidere chiunque rappresenti una minaccia, fossero anche bambini, come nell’episodio matteano della “Strage degli innocenti”.
Ci pare bello e significativo e invitiamo perciò a vederlo, “La Barba di Aronne”, un ciclo di brevi video dove Fra Simone fa scoprire ai cristiani l’ebraismo.
La Barba di Aronne è il nuovo progetto che vuole fare piccoli passi all’interno del mondo ebraico; un mondo ricco di cultura e di tradizioni, visto dall’esterno: con gli occhi di un cristiano.
In questo secondo video facciamo un passo avanti nell’ebraicità di Gesù: Gesù era ebreo solo di nascita o viveva la sua vita da ebreo? Una risposta possiamo trovarla nei vangeli, che ci raccontano la presenza di Gesù al tempio di Gerusalemme per le principali feste ebraiche: la pasqua, la festa delle capanne (Gv 7,2.10) e la festa della dedicazione, Hannukah (Gv 10,22-23). Proprio accennando ad Hannukah parleremo dei seleucidi, di Antioco Epifane IV e la rivolta maccabaica, eventi originari Hannukah.
Ci pare bello e significativo e invitiamo perciò a vederlo, “La Barba di Aronne”, un ciclo di brevi video dove Fra Simone fa scoprire ai cristiani l’ebraismo.
La Barba di Aronne è il nuovo progetto che vuole fare piccoli passi all’interno del mondo ebraico; un mondo ricco di cultura e di tradizioni, visto dall’esterno: con gli occhi di un cristiano.
Nel primo video ufficiale cerco di rispondere a questa domanda tanto attuale; capita di scoprire cristiani che si stupiscono nel sentire la verità dell’ebraicità di Gesù; o persone che gli attribuiscono nazionalità ed origini semplicemente impossibili per il periodo storico in cui è vissuto. Vedremo i nomi dati sin dall’antichità alla terra d’Israele e poi, attraverso la genealogia di Gesù con cui Matteo apre il suo Vangelo, vedremo come il Nuovo Testamento traccia un vero e proprio identikit ebraico di Gesù.
Ci pare bello e significativo e invitiamo perciò a vederlo, “La Barba di Aronne”, un ciclo di brevi video dove Fra Simone fa scoprire ai cristiani l’ebraismo.
La Barba di Aronne è il nuovo progetto che vuole fare piccoli passi all’interno del mondo ebraico; un mondo ricco di cultura e di tradizioni, visto dall’esterno: con gli occhi di un cristiano.
In questo video spiego chi sono, perché ho sentito il bisogno di realizzare questo progetto. Vi racconto poi come si svilupperanno le puntate, e cosa ci troverete dentro. La musica della sigla è una canzone della tradizione ebraica dal titolo “Mazal tov”. L’espressione significa letteralmente “Buona fortuna”, ed è usata per fare auguri e congratulazioni.
da Joimag.it, il sito dell’associazione JOI, Jewish Open Inclusive.
La strage di Hanau, in Germania, con il suo tragico tributo di undici morti e quattro feriti gravi, non scoperchia nessun tombino, semmai confermando gli effluvi mefitici e i miasmi nausebondi che ammorbano un Paese il quale, pur con tutti i limiti del caso, dal dopoguerra in poi ha cercato di fare i contì – più e meglio di altre nazioni europee – con il proprio passato. La destra radicale è bene insediata nel labirinto delle organizzazioni, più o meno legali, che usano il conservatorismo di una parte della popolazione come volano per estremizzare le reazioni ai cambiamenti in atto. I dati in materia sono significativi: nel 2018 in Germania sono stati registrati 20.400 reati riconducibili all’estremismo di destra, di cui 938 eventi violenti, insieme a 821 crimini prettamente xenofobi. Sussiste un sostanziale accordo tra gli studiosi e i ricercatori, quindi in immediato riflesso tra le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie, nel quantificare e, soprattutto, nello stimare il fenomeno.
da Manifesto4ottobre.blog, uomini e donne della Chiesa di Ostuni-Brindisi che cercano di fare riferimento al Vangelo e alla Costituzione italiana.
Tra i cattolici di ieri, al tempo del Concilio Vaticano II, l’interrogativo più frequente era: “quale rapporto tra la chiesa e il mondo?”. C’era chi sosteneva che bisognava chiudersi e difendersi da un mondo sempre più senza Dio, chi sosteneva la necessità di un dialogo, chi quella di creare sempre più ponti e chi, invece, riteneva che l’unica risposta all’interrogativo era quella di saper leggere “i segni dei tempi” nell’unica storia dell’uomo e del mondo.
Gli interrogativi di alcuni cattolici di oggi sono ancora più profondi. Il primo dei due termini (chiesa-mondo) sembra essere stato cancellato dal secondo, per numerosi fattori. Così la domanda è cambiata: “oggi c’è spazio per la dimensione religiosa nella società occidentale?”
Il nostro collaboratore dott. Tudor Petcu ci ha inviato la testimonianza di Yolande Mukagasana, superstite del genocidio del Ruanda. Essendo il testo piuttosto lungo lo pubblicheremo a puntate.
Yolande Mukagasana, nata nel 1954 in Ruanda, è sopravvisssura al genocidio dei Tutsi del 1994. Yolande perse in quell’occasione il marito e i figli riuscendosi a salvare in maniera miracolosa anche attraverso l’aiuto di una donna Hutu. L’agghiacciante e commovente racconto di quella incredibile storia è reso fedelmente nel libro “La morte non mi ha voluta”. Dopo il genocidio Yolande si rifugia in Belgio dove, nel 1999, ottiene la cittadinanza. E’ qui che inizia la sua attività di scrittrice e di attivista cercando di portare, a livello internazionale, l’attenzione sulla tragedia che ha colpito e continua a colpire il Ruanda. Per la sua attività Yolande ottiene diversi premi tra cui il “Premio Alexander Langer” nel luglio 1998, il “Premio per l’intesa interazionale tra i popoli e i diritti umani”, da parte dell’Accademia europea e l’Università di Iena nel 1999, il “Premio colomba d’oro per la pace” conferitole dalla Fondazione Archivio Disarmo e il Comune di Roma nel luglio 2002, il “Premio donna del XXI secolo per la resistenza” da parte del centro culturale di Shaerbeeck Belgio nel marzo 2003 e la “Menzione onorevole UNESCO Educazione alla pace” nel settembre 2003. Fra le pubblicazioni italiane “La morte non mi ha voluta” e “Le ferite del silenzio” etrambe con Meridiana.Continua a leggere
Cosa ne sappiamo davvero dei grandi dibattiti (milkhemot Torah) che attraversano il mondo ebraico che, per convenzione moderna, chiamiamo ortodosso, soprattutto in Israele e negli Stati Uniti? Spesso quel che arriva a noi sono questioni minori, come la kashrut del carciofo fritto, mentre ignoriamo le machloqot sulle metodologie di studio del Talmud o sui curricula pedagogicamente più efficaci nel trasmettere l’amore alla stessa Torà. Non si tratta solo di sapere cosa distingue l’approccio allo studio del Brisker Rebbe da altri approcci o di scoprire che anche tra i mitnaghdim di origine lituana c’è una destra e una sinistra, ossia chi è più aperto al metodo filologico-comparativo e chi ancora lo sospetta di eresia. Per entrare nella ricchezza e nella bellezza del pensiero ebraico occorre saper apprezzare il mondo dell’halakhà, capire quanto vivaci e profonde siano le discussioni che animano coloro che al Talmud, al grande codice della cultura ebraica tradizionale, dedicano l’intera vita.
Proponiamo un’intervista fatta da Tudor Petcu al compositore irlandese Shaun Davey sulla tradizione spirituale della Romania.
Shaun Davey è nato a Belfast nel 1948. Originariamente formatosi presso il Trinity College di Dublino e The Courtauld Institute come storico dell’arte, ha lavorato come compositore professionista a tempo pieno dal 1977. In Irlanda le sue composizioni narrativesono stati riconosciute come un ponte tra la musica tradizionale irlandese e le tradizioni orchestrali, ad esempio con The Brendan Voyage. Qui Shaun Davey ha abbinato i tradizionali Irish uilleann pipes all’orchestra sinfonica per raccontare la storia di un’imbarcazione in pelle medievale che attraversava l’Atlantico.La sua suite per le Olimpiadi speciali di Dublino è stata rappresentata davanti ad un pubblico di 80.000 spettatori e la sua composizione della preghiera di San Patrizio The Deers Cry è stata eseguita alla presenza del Presidente irlandese. Altri lavori di Davey sempre basati sull’abbinamento tra musica tradizionale e sinfonica sono stati una suite per Celtic Instruments, coro e orchestra (The Pilgrim), canzoni narrative sul capo clan della donna Grace O’Malley (Granuaile), una sinfonia per la pace (The Relief of Derry Symphony), una meditazione corale / orchestrale su Gli ultimi anni di Jonathan Swift (Gulliver), un inno e canzoni di benvenuto (Suite per le Olimpiadi speciali di Dublino), suite della sua musica di teatro e film (The Hanging Gale, Twelfth Night, Waking Ned, Ballykissangel, Sarto di Panama), canzoni per un tradizionale gruppo musicale (Béal Tuinne), musica per l’Irish National Youth Orchestra (A Summer Overture), musica per una serie di concerti di collaborazione irlandesi-rumeni (Voices from the Merry Cemetery), ambientazioni di poesie del poeta rumeno Mihai Emenescu (Dintre sute de catarge e Stelele-n-cer), quattro Christmas Carols, una suite di baracche sul mare (Canzoni from the High Seas), ambientazioni di salmi latini (Sunt Angelis), una suite di canzoni sulla moglie di James Joyce (Nora Barnacle) in collaborazione con Nuala ní Dhomhnaill e musica per 1000 voci per commemorare il centenario irlandese del 1916 (Cento anni una nazione) in collaborazione con Paul Muldoon.
Nel 2017, la Fraternità della Trasfigurazione è stata uno degli organizzatori della “Iniziativa di pentimento nazionale”, programmata in coincidenza con il centesimo anniversario della rivoluzione russa. Nel corso dell’anno, il proclama del gruppo di iniziativa (pubblicato qui in lingua italiana) è stato firmato sul relativo sito web da 735 persone, tra cui rappresentanti della prima emigrazione russa, nonché da personaggi noti del mondo della scienza e della cultura, responsabili di progetti di volontariato, clero e laici. Un gruppo di persone impegnate, che respingono l’individualismo e il disinteresse per il bene e il destino comune, si sono unite. Sono vivaci e aperti all’azione indipendente, e li invitiamo a continuare ad andare avanti nel lavoro comune come parte dei “Possessori di speranza” (nome del forum – letteralmente “coloro che hanno speranza” –che vuole contrapporsi agli “altri che non hanno speranza” disapprovati da Paolo in 1Ts 4,13) – Iniziativa per il Pentimento e la Rinascita Nazionale.
da Interris.it, online international newspaper – con i piedi in terra guardando il cielo.
Lance ornate di penne e copricapi decorati di piume, cacce ai bisonti in praterie con il cielo come confine e assalti con archi e Winchester ai ranch di coloni, pipe decorate scambiate attorno ai fuochi e danze tribali animate da “medicine men” in un mistico e costante contatto con gli spiriti della Terra. Immagini pittoresche, attinenti alla realtà quel tanto che basta per creare un’immagine dei nativi d’America che ha costellato l’immaginario collettivo di tutte quelle generazioni di occidentali avvicendatesi nelle epoche posteriori al mito della frontiera.
Stereotipi? Non del tutto ma, certamente, un notevole incentivo alla creazione di un imprinting affascinante e a tratti quasi “mitico” con i cosiddetti indiani d’America, inquadrati in ottiche e prospettive diverse ma allo stesso modo fortemente caratterizzanti: dagli urlanti predoni mescaleros di ‘Ombre rosse’ ai saggi Lakota di ‘Balla coi lupi’, passando per interi filoni narrativi al limite fra realtà e finzione, dai Dime novels del Far West ai volumi analitici di chi, realmente, ha tentato di fornire dei nativi una descrizione quantomeno calzante alle numerose sfaccettature che, in quanto popolo, li hanno storicamente contraddistinti. Va da sé che in un simile bacino d’informazione, la stereotipizzazione sia un rischio concreto, specie nel trattare delle figure storiche che hanno contribuito alla costruzione della miticità del popolo “rosso”. Alce Nero, in questo senso, non fa certo eccezione: il leggendario Sioux Oglala, recentemente salito alla ribalta delle cronache d’Occidente per l’annuncio dell’avvio del suo percorso di beatificazione.
da Ortodossiatorino.net, il sito della parrocchia ortodossa del Patriarcato di Mosca a Torino dedicata a San Massimo.
Ortodossiatorino.net presenta in russo e in italiano una toccante intervista di Sergij Epik al nostro confratello, l’archimandrita Amvrosij (Makar) di Milano, nell’occasione del suo sessantesimo compleanno. Padre Amvrosij spiega i problemi dell’immigrazione, il rapporto con i cattolici e con gli uniati, il ruolo del parroco, la confessione e la comunione, la crescita spirituale, il dramma delle separazioni, la reazione ai dolori e alle difficoltà. Continua a leggere
da Vinonuovo.it, «vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 6,36).
Il cavolo e/o la cipolla. I gentili commentatori del mio ultimo post hanno evocato una metafora, quella per cui il concilio avrebbe semplificato/depauperato la fede «come un cavolo che togliendo uno strato di foglie alla volta si era ridotto ad un misero torsolo». Il paragone che invece coltivo da tempo per immaginare il mio ormai semisecolare cammino cristiano si riferisce a un altro ortaggio, ma nient’affatto dissimile: la cipolla, fatta di strati sovrapposti.Continua a leggere